La Spagna al voto: quale lezione per il centrosinistra?

In un articolo pubblicato su Mentepolitica nel dicembre scorso, si metteva in luce come, nonostante l’indubbia novitá rappresentata da movimenti come Ciudadanos e Podemos, il bipartitismo spagnolo non sarebbe uscito trasfigurato dalle elezioni. La previsione pare oggi parzialmente confermata. Dopo circa quattro mesi di inutili negoziati, il Re ha annunciato che il 2 maggio scioglierá Las Cortes e indirá nuove elezioni generali per il 26 giugno. Ma ad uscire malconcio da questo confuso processo non sembra essere il bipartitismo in quanto tale, quanto piuttosto uno dei suoi due rappresentanti, il Partito Socialista Obrero Español (PSOE).

Messa da parte quasi subito l’ipotesi di una “grande coalizione” con il Partido Popular (PP), soprattutto per i fondati timori del PSOE di perdere ulteriori voti a vantaggio di Podemos, i socialisti hanno inizialmente esplorato la possibilitá di un accordo di governo con il centrista Ciudadanos. L’accordo si é articolato in circa 200 punti, sufficientemente generici per permettere un’intesa, ma non sufficientemente precisi per ottenere consensi in Parlamento. Senza l’astensione del PP (auspicata da Ciudadanos) come di Podemos (auspicata dal PSOE), l’accordo é rimasto lettera morta. Venuta meno tale opportunitá, il PSOE ha tentato di aprire un difficile dialogo con Podemos. Ma la vis polemica di Pablo Iglesias, che non ha risparmiato duri attacchi allo storico leader Felipe Gonzalez, accusato addirittura di crimini contro l’umanitá per la gestione del terrorismo etarra negli anni Ottanta, ha portato Sanchez ad un altro fallimento. Il segretario socialista ha dovuto sperimentare cosa significhi dialogare con un movimento che punta alla sostituzione del PSOE e all’egemonia della sinistra spagnola.

A due mesi dal nuovo appuntamento elettorale, risulta difficile fare previsioni. Gli ultimi sondaggi suggeriscono un esito non troppo diverso da quello della scorsa tornata. La strategia attendista di Mariano Rajoy, che ha preferito aspettare che fossero gli altri a fare la prima mossa, pare aver pagato ed é molto probabile che il PP si confermi primo partito. Ciudadanos ha aumentato il proprio prestigio grazie alla disposizione al dialogo del leader Albert Rivera e potrebbe aumentare anche i propri voti aprendo la strada ad un governo di centrodestra PP-Ciudadanos. Podemos vedrebbe calare i propri consensi a fronte di un atteggiamento che molti hanno giudicato di eccessiva chiusura. Ma é notizia di questi giorni che alle prossime elezioni potrebbe presentarsi insieme ad Izquierda Unida (IU). Questo da un lato modificherebbe considerabilmente l’obiettivo iniziale di essere un partito trasversale e maggioritario. Ma dall’altro potrebbe permettere il tanto anelato “sorpasso” ai socialisti.

Alcuni fattori possono aiutare a spiegare la difficoltá del PSOE e ad inserire la sua crisi nel contesto dei partiti di centrosinistra europei. In primo luogo, il PSOE manca di un discorso politicamente chiaro e distinguibile. Si parla molto in questi anni della necessitá della politica di inventarsi narrative – discorsi e simboli capaci di attrarre un elettorato sempre meno fedele. Da un lato il PSOE ha cercato di presentarsi come il partito che “ha fatto la Spagna democratica” costruendo lo stato sociale e portando il Paese in Europa. Limitandosi a difendere i risultati storici della socialdemocrazia, il PSOE non é riuscito peró a coagulare l’ elettorato intorno ad alcuni obiettivi politici futuri. Se inizialmente il PSOE sembrava aver azzeccato la strategia proponendo una riforma costituzionale in senso federale – cosa che probabilmente metterebbe un po’ di ordine nelle confuse relazioni fra centro e periferia – tale riforma non si é peró mai esplicitata in una serie di misure realistiche e perseguibili nel medio periodo. Mancando di un grande obiettivo, come puó essere per Renzi in Italia “la fine del bicameralismo paritario”, la proposta di riforma costituzionale del PSOE é ben presto diventata qualcosa di cui tutti hanno sentito parlare ma che pochi conoscono.

In secondo luogo va messo in luce come, al di lá dei coraggiosi tentativi di trovare una soluzione di governo, la leadership di Sanchez non si sia sempre mostrata coerente con le aspettative dell’elettorato. Quello che gli spagnoli sembrano chiedere oggi non é tanto la fine dei partiti tradizionali quanto un loro rinnovamento. Fino a questo momento, Sanchez non é riuscito a togliersi di dosso l’ipoteca sul proprio operato dei potenti leaders locali del partito ed é stato fortemente condizionato dalle loro rivalitá interne. La scelta di Sanchez di formare un governo con Rivera é anche il risultato dei due veti provenienti dal Comitato Federale del PSOE: né Rajoy, né Podemos!

Per concludere, il PSOE non é riuscito a comunicare l’impressione di poter uscire dal guado con una proposta autonoma di riforma del Paese. La abusata metafora del “sandwich” descrive bene la scomoda posizione di un partito roso dal dilemma fra l’apertura al centro e la radicalizzazione a sinistra. I partiti di centrosinistra che sembrano soffrire maggiormente in questa fase storica sono quelli che, per divisioni interne o mancanza di spazio nello spettro politico, “decidono” di non decidere e optano per la logorante strategia del “un colpo al cerchio ed uno alla botte”. Da un lato, mettono in campo una malinterpretata visione della moderazione politica che si traduce spesso in mancanza di argomenti e proposte chiare. Dall’altro, non perdono occasione per lisciare il pelo ai settori piú arrabbiati della societá inseguendo i movimenti piú radicalizzati su temi, per esempio, come la relazione fra corruzione e politica.

Le ultime settimane hanno lasciato un forte senso di delusione nell’elettorato spagnolo. Per questo risulta difficile prevedere un risultato in cui molto dipenderá dalla partecipazione al voto. Quello che risulta improbabile é che l’esito sia molto diverso da quello precedente. Le novitá di rilievo potrebbero essere la capacitá del PP e Ciudadanos di formare un governo di centrodestra e il possibile sorpasso del duo IU-Podemos al PSOE. Entrambi gli scenari descrivono un futuro di irrilevanza per i socialisti e in generale per il centrosinistra spagnolo. Sarebbe l’ennesimo segnale per un’intera area politica che, con poche eccezioni, annaspa in tutto il continente.

Published by: Mentepolitica.it

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